COME SI FA A VIVERE?
di Daniela Pera
Riccardo Secchi, pittore versatile che spazia dal paesaggio alla natura morta, in questa mostra «Come si fa a vivere?» riparte dall’«uomo», con una carrellata di venti volti su tavola ad olio e una decina di disegni a matita, a china e inchiostro.
Se esiste un genere pittorico che meglio di ogni altro sintetizza il modo di sentire e di vedere di un’epoca, è sicuramente il ritratto e Secchi lo sa molto bene, ma con questa serie di volti, di variegata età e una certa predilezione per quelli segnati dal tempo, non vuole offrirci una «inquadratura» sulla società e neppure, si badi bene, celebrare un vuoto idolatrismo dell’«io». L'intento è profondamente esistenziale.
Tutto ciò è ben evidenziato dal titolo dell'esposizione. Alla domanda «Come si fa a vivere?» risponde in modo diverso ciascuno di questi ritratti nati da una attenta selezione da parte del pittore, volta a cogliere prima di tutto un particolare sguardo o stato dell'animo e solo in seconda istanza, un’interessante fisionomia; ed ecco che, per una sorta di gioco inverso dall'usuale, questi volti sono passati dal virtuale della rete (da cui Secchi trae ispirazione) alla concretezza di una materia pittorica che li anima di nuova evidenza, realistica ed espressionistica insieme.
L'artista, come nei suoi paesaggi naturali, definisce, mediante densi impasti tonali, stesi con rapidi colpi di spatola, i volumi sintetici di questi volti e li arricchisce di incisioni che solcano la materia cromatica fresca (cifra dello stile di Secchi di derivazione congdoniana) per sottolineare rivoli di rughe o fili di barbe.
Secchi rappresenta così, in questi volti, veri paesaggi dell'anima, trattandoli alla stregua dei paesaggi naturali.
Come questi ultimi sono segnati dall’opera dell'uomo e del tempo così i primi sono il risultato di un'esperienza di vita unica e irripetibile.
Si segnalano tra i tanti la drammatica figura della «Donna piangente» (olio su tavola, 2014) dal volto arrossato dal pianto, la solitaria meditazione dell’«Uomo pensieroso» (olio e cenere su tavola, 2014) tutto giocato sui toni del grigio, l'inquietante sguardo dell’«Uomo con sciarpa» (olio e cenere su tavola, 2014).
Volti tutti desiderosi di dirci come loro «hanno fatto a vivere». Quanto vorrebbe raccontarci di sé, e lo fa con l'eloquenza del suo sguardo, l’«Uomo con barba» (olio su tavola, 2013) e pure il «Ritratto di vecchio con barba bianca» (olio e cenere su tavola, 2012), ma anche la «Donna dagli occhi verdi» (olio su tavola, 2012), il cui viso ovale dalla purezza essenziale è imparentato con le giovani donne di Modigliani.
Tra tutti uno soltanto guarda fuori campo: l’«Uomo con cappello» (olio su tavola, 2012) e sembra proiettare i suoi pensieri al futuro.
Riccardo Secchi quindi ci propone di tenere lo sguardo fisso sull’uomo. L'uomo come “persona” piuttosto che l'uomo come «personaggio».
L'artista avverte l'esigenza e l'urgenza del nostro tempo di riproporre la persona e tutti i suoi interrogativi al centro di ogni questione, non solo artistica.
Quasi a voler invocare un nuovo «umanesimo» e un'estetica antropocentrica, ribadisce che il vissuto di ogni persona, che segna volti con solchi rugosi o vela di malinconia gli sguardi, è valore indissolubile dell'individuo che ne ha fatto esperienza e come tale merita sempre il rispetto di tutti.
Il testo è stato pubblicato nel catalogo della mostra «Come si fa a vivere?» allestita a Perugia nel dicembre 2014
di Daniela Pera
Riccardo Secchi, pittore versatile che spazia dal paesaggio alla natura morta, in questa mostra «Come si fa a vivere?» riparte dall’«uomo», con una carrellata di venti volti su tavola ad olio e una decina di disegni a matita, a china e inchiostro.
Se esiste un genere pittorico che meglio di ogni altro sintetizza il modo di sentire e di vedere di un’epoca, è sicuramente il ritratto e Secchi lo sa molto bene, ma con questa serie di volti, di variegata età e una certa predilezione per quelli segnati dal tempo, non vuole offrirci una «inquadratura» sulla società e neppure, si badi bene, celebrare un vuoto idolatrismo dell’«io». L'intento è profondamente esistenziale.
Tutto ciò è ben evidenziato dal titolo dell'esposizione. Alla domanda «Come si fa a vivere?» risponde in modo diverso ciascuno di questi ritratti nati da una attenta selezione da parte del pittore, volta a cogliere prima di tutto un particolare sguardo o stato dell'animo e solo in seconda istanza, un’interessante fisionomia; ed ecco che, per una sorta di gioco inverso dall'usuale, questi volti sono passati dal virtuale della rete (da cui Secchi trae ispirazione) alla concretezza di una materia pittorica che li anima di nuova evidenza, realistica ed espressionistica insieme.
L'artista, come nei suoi paesaggi naturali, definisce, mediante densi impasti tonali, stesi con rapidi colpi di spatola, i volumi sintetici di questi volti e li arricchisce di incisioni che solcano la materia cromatica fresca (cifra dello stile di Secchi di derivazione congdoniana) per sottolineare rivoli di rughe o fili di barbe.
Secchi rappresenta così, in questi volti, veri paesaggi dell'anima, trattandoli alla stregua dei paesaggi naturali.
Come questi ultimi sono segnati dall’opera dell'uomo e del tempo così i primi sono il risultato di un'esperienza di vita unica e irripetibile.
Si segnalano tra i tanti la drammatica figura della «Donna piangente» (olio su tavola, 2014) dal volto arrossato dal pianto, la solitaria meditazione dell’«Uomo pensieroso» (olio e cenere su tavola, 2014) tutto giocato sui toni del grigio, l'inquietante sguardo dell’«Uomo con sciarpa» (olio e cenere su tavola, 2014).
Volti tutti desiderosi di dirci come loro «hanno fatto a vivere». Quanto vorrebbe raccontarci di sé, e lo fa con l'eloquenza del suo sguardo, l’«Uomo con barba» (olio su tavola, 2013) e pure il «Ritratto di vecchio con barba bianca» (olio e cenere su tavola, 2012), ma anche la «Donna dagli occhi verdi» (olio su tavola, 2012), il cui viso ovale dalla purezza essenziale è imparentato con le giovani donne di Modigliani.
Tra tutti uno soltanto guarda fuori campo: l’«Uomo con cappello» (olio su tavola, 2012) e sembra proiettare i suoi pensieri al futuro.
Riccardo Secchi quindi ci propone di tenere lo sguardo fisso sull’uomo. L'uomo come “persona” piuttosto che l'uomo come «personaggio».
L'artista avverte l'esigenza e l'urgenza del nostro tempo di riproporre la persona e tutti i suoi interrogativi al centro di ogni questione, non solo artistica.
Quasi a voler invocare un nuovo «umanesimo» e un'estetica antropocentrica, ribadisce che il vissuto di ogni persona, che segna volti con solchi rugosi o vela di malinconia gli sguardi, è valore indissolubile dell'individuo che ne ha fatto esperienza e come tale merita sempre il rispetto di tutti.
Il testo è stato pubblicato nel catalogo della mostra «Come si fa a vivere?» allestita a Perugia nel dicembre 2014