Fuori dall'ordinario
di Gloria Gradassi
Mi colpisce un’opera che Riccardo Secchi ha realizzato dopo un lungo periodo di sospensione dell’attività artistica, mi colpisce perché mi ricorda qualcosa che ho sempre pensato…
Non si è artista per scelta, piuttosto è un destino che appartiene a chi si trova ad esprimere se stesso attraverso un linguaggio.
Si può essere artisti anche senza averlo mai dichiarato o lo si può scoprire tardi o si può fare arte ora in un modo o in un altro. Insomma essere artisti non è un mestiere ma un modo di sentire, vedere esprimersi.
L’opera in questione è “Finestra con un albero bianco”, un olio che sembra un annuncio.
Da un interno buio una finestra si spalanca su un paesaggio luminosissimo e verdeggiante: sembra di assistere ad un allusivo passaggio dal buio alla luce, dalla materia inerte alla forma sapiente. Il paesaggio è reso con pochi tocchi, veloci e riassuntivi, come del resto Secchi farà in molti suoi altri lavori. Sebbene dall’interno si veda solo uno spaccato verticale intuiamo la vastità dello spazio che invade la visione di chi guarda dall’interno.
La realtà, lo sguardo su di essa e la sua rappresentazione sono al centro del lavoro di Secchi; sono temi classici della pittura, quelli che appartengono ai suoi fondamenti. Sorprende che dopo millenni il gesto del pittore non abbia perso la sua profondità, il suo potere di trasfigurare la realtà in una più vera finzione.
Ai paesaggi, densi di atmosfere evocative e personali, in cui Secchi, con fare bilanciato tra l’istinto pittorico e il decantarsi della visione indaga il potere della pittura, si accostano poi una serie di ritratti, diversi per soggetto ma assolutamente paralleli ai primi sul piano del linguaggio. Sono i lavori della serie “Come si fa a vivere?” realizzati ra il 2012 e il 2014.
Guardandoli si stenta a credere che siano persone mai incontrate dall’autore. Sono volti di straordinaria presenza ed umanità, volti di persone che sembra quasi di avere accanto, unici e veri.
Allora comprendiamo più a fondo cosa significhi essere artista e il vero senso della pittura, la sua capacità di cogliere l’essenza e andare oltre il vedere.
Il mistero dell’arte è qui, in questo potere di fare apparire una verità che porta la visione fuori dall’ordinario.
Testo allegato al Catalogo della mostra - luglio 2015
di Gloria Gradassi
Mi colpisce un’opera che Riccardo Secchi ha realizzato dopo un lungo periodo di sospensione dell’attività artistica, mi colpisce perché mi ricorda qualcosa che ho sempre pensato…
Non si è artista per scelta, piuttosto è un destino che appartiene a chi si trova ad esprimere se stesso attraverso un linguaggio.
Si può essere artisti anche senza averlo mai dichiarato o lo si può scoprire tardi o si può fare arte ora in un modo o in un altro. Insomma essere artisti non è un mestiere ma un modo di sentire, vedere esprimersi.
L’opera in questione è “Finestra con un albero bianco”, un olio che sembra un annuncio.
Da un interno buio una finestra si spalanca su un paesaggio luminosissimo e verdeggiante: sembra di assistere ad un allusivo passaggio dal buio alla luce, dalla materia inerte alla forma sapiente. Il paesaggio è reso con pochi tocchi, veloci e riassuntivi, come del resto Secchi farà in molti suoi altri lavori. Sebbene dall’interno si veda solo uno spaccato verticale intuiamo la vastità dello spazio che invade la visione di chi guarda dall’interno.
La realtà, lo sguardo su di essa e la sua rappresentazione sono al centro del lavoro di Secchi; sono temi classici della pittura, quelli che appartengono ai suoi fondamenti. Sorprende che dopo millenni il gesto del pittore non abbia perso la sua profondità, il suo potere di trasfigurare la realtà in una più vera finzione.
Ai paesaggi, densi di atmosfere evocative e personali, in cui Secchi, con fare bilanciato tra l’istinto pittorico e il decantarsi della visione indaga il potere della pittura, si accostano poi una serie di ritratti, diversi per soggetto ma assolutamente paralleli ai primi sul piano del linguaggio. Sono i lavori della serie “Come si fa a vivere?” realizzati ra il 2012 e il 2014.
Guardandoli si stenta a credere che siano persone mai incontrate dall’autore. Sono volti di straordinaria presenza ed umanità, volti di persone che sembra quasi di avere accanto, unici e veri.
Allora comprendiamo più a fondo cosa significhi essere artista e il vero senso della pittura, la sua capacità di cogliere l’essenza e andare oltre il vedere.
Il mistero dell’arte è qui, in questo potere di fare apparire una verità che porta la visione fuori dall’ordinario.
Testo allegato al Catalogo della mostra - luglio 2015